Storia
Con l’apertura del canale di Suez, Trieste divenne in breve tempo la terza città dell’Impero Asburgico, rimanendo, comunque, culturalmente legata all’Italia. Divenne di fatto italiana con il terminare della Grande Guerra, consolidando i suoi traffici tramite innumerevoli linee cabotiere per l’Adriatico e il Medio Oriente e incrementando le linee transoceaniche, passeggeri e merci.
Nonostante l’incremento del traffico e del tonnellaggio medio delle navi, l’autorità portuale italiana non ravvisò l’opportunità di istituire un corpo di piloti malgrado, in quel tempo venisse varato il Codice della Navigazione del 1926 e poi quello del 1942, dove veniva trattato ampiamente il pilotaggio portuale e le Corporazioni dei piloti dei porti.
Diversamente, continuarono a servirsi del Corpo dei Nocchieri di Porto con uffici dislocati nelle allora cinque aree portuali del punto franco vecchio, punto franco nuovo, scalo dei legnami, porto oli minerali e porto industriale.
Nonostante i nocchieri avessero competenze e controllo sulle aree a loro assegnate e malgrado fornissero ai comandi nave le indicazioni circa gli ormeggi ed altre informazioni tecniche, il loro operato non si poteva certamente configurare con il vero e proprio pilotaggio portuale.
Successivamente, tra le due guerre, erano attivi alcuni pratici locali provenienti dalle varie famiglie di ormeggiatori che monopolizzavano il servizio di ormeggio e alaggio nel porto.
Si dovrà attendere il termine della seconda guerra mondiale per vedere istituito un corpo di piloti portuali.
Proprio durante l’occupazione da parte delle truppe alleate, il capitano Bruno Agostinis, ufficiale in organico della Società Adriatica di Navigazione, nonché segretario del Royal Navy King’s Harbour Master, insieme al capitano Giovanni Mattei, ufficiale della società Tripcovich di navigazione, e ai due pratici locali operanti, sig. Saro Scipioni e sig. Giusto Bertuzzi, costituiscono con atto notarile del 1 ottobre 1945 presso il notaio dott. Mario Froglia, con la preventiva autorizzazione e l’appoggio dell’autorità marittima militare, un Corpo dei Piloti di Porto di Trieste.
In data 14 settembre 1946, il Commissario della zona di Trieste, con Ordine di Zona N. 47, pubblicato sulla Gazzetta del GMA, rende obbligatorio il pilotaggio nei porti di Trieste e di Monfalcone, istituendo all’articolo terzo, al fine di assicurare un regolare servizio, un Corpo di Piloti dei porti di Trieste e Monfalcone, stabilendo, inoltre, le norme speciali e le tariffe per il servizio di pilotaggio nei due porti. Vengono, quindi, nominati d’ufficio piloti effettivi tutti i piloti esistenti.
Con il trattato di pace, Monfalcone diviene territorio italiano e pertanto dal 15 settembre 1947, cessando la giurisdizione del Governo Militare Alleato sulla città e porto di Monfalcone, le competenze del Corpo Piloti si limitano al porto di Trieste.
Con l’accordo del 5 ottobre 1954, Trieste e una piccola parte del territorio circostante passano in amministrazione all’Italia.
Con decreto commissariale n. 1 del Commissario Generale del Governo per il territorio di Trieste, in data 29 ottobre 1954, si da conferma nella sua funzione alla Corporazione dei Piloti del Porto di Trieste, istituita dal cessato Governo Militare Alleato. Il 9 marzo del 1957 lo stesso Commissario Generale del Governo decreta e approva il nuovo Regolamento Locale di Pilotaggio.